di Salvo Barbagallo
Raramente i mass media locali (o regionali) si occupano degli americani che stanno da decenni in forma stabile a Sigonella, solo qualche notizia per informare (periodicamente) che qualche gruppetto di marines si adopera per “pulire” le erbacce davanti a questo o quell’istituto scolastico nel catanese. Raramente (?) si parla del significato “militare” della presenza statunitense nel territorio siciliano. Ciò (a nostro avviso, ma possiamo essere in errore) non perché Sigonella/USA costituisca un “tabù”, ma perché c’è (almeno in apparenza) una totale indifferenza da parte della maggior parte dei Siciliani e un disinteresse (voluto o indotto?) da parte di chi la Sicilia governa.
Sigonella USA, è stata ed è una installazione di estrema importanza (per gli Stati Uniti, si intende): una installazione militare in progressive evolution, ma non da ora. Ora c’è di fatto, che l’evoluzione ha assunto ritmi sempre più veloci che determineranno conseguenzialmente una occupazione USA definitiva del territorio siciliano. Gli investimenti economici che il Congresso statunitense sistematicamente ha approvato e approva per potenziare la base di Sigonella lo dimostrano ampiamente. Così come lo dimostrano gli impianti che vengono realizzati in progressione sistematica. Un esempio è il MUOS, e le proteste che si sono accese in merito alla sua pericolosità non hanno fatto scalpore al di là della cinta provinciale/regionale, nonostante le varie sentenze che ne hanno autorizzato il “sequestro” (?).
Antonio Mazzeo, uno dei pochi giornalisti che in Italia si occupa del delicato settore, attento osservatore e studioso degli atti del Congresso statunitense, ricorda: “Noi rafforzeremo le nostre capacità di comunicazione con i comandi di guerra grazie alla stazione di telecomunicazione satellitare che realizzeremo a Sigonella, uno dei progetti strategici più importanti dei prossimi anni dell’Aeronautica militare degli Stati Uniti d’America”. Fu così che il 14 aprile 2011 il vicesegretario dell’US Air Force, Terry A. Yonkers, presentò in Commissione bilancio del Senato USA il progetto di costruzione nella grande base aeronavale siciliana dell’UAS SATCOM Relay Pads and Facility, il terzo centro di controllo delle telecomunicazione satellitari a livello mondiale dei droni statunitensi.
Mazzeo aggiunge: Il nuovo sito con tutte le attrezzature necessarie a supportare il sistema degli aerei senza pilota (Unmanned Aircraft System – UAS) sarà realizzato nei prossimi mesi a NAS 2 Sigonella (la stazione di US Navy), in un’area di 1.200 metri quadri circa di superficie, dopo la demolizione delle infrastrutture sino ad oggi ivi ospitate. Per la costruzione della nuova facility il bando di gara pubblicato dall’ufficio progetti del Dipartimento della Marina USA di Napoli prevede una spesa compresa tra i 10 e i 25 milioni di dollari a cui si aggiungeranno 1.225.000 dollari per l’acquisto delle apparecchiature destinate al Sistema di comando, controllo e telecomunicazione dei droni di guerra (….).
Stante alcune indiscrezioni che trapelano, i lavori a Sigonella sarebbero già in fase avviata, così come altri lavori verrebbero portati avanti celermente nell’area della base navale di Augusta.
Certo, qualche impresa (locale?) che realizza i lavori ne trarrà vantaggio: si tratta pur sempre di lavoro, e in una Terra che di effettivo lavoro ne ha ben poco bisognerebbe dire “grazie” a chi lo porta. Ma anche in questo caso vale il “grazie”, dal momento che più si accresce l’importanza strategica USA nell’Isola, più pericoli possono derivarne alla Sicilia? Inevitabile il riferimento ai governanti la regione: non vedono, non sentono e non parlano della trasformazione in “zona di guerra” che sta avvenendo nel territorio del quale dovrebbero avere cura. E ci riferiamo a chi governa la Sicilia, perché sarebbe inutile rivolgersi a chi governa al di là dello Stretto di Messina.